Il fotovoltaico tra autoconsumo e le nuove frontiere del galleggiante. Lo sviluppo delle comunità energetiche si scontra con una confusa situazione normativa.

Il Futuro della produzione e del consumo dell’energia elettrica sono stati al centro di due eventi organizzati da Bryo e Protesa l’8 e il 9 novembre nell’ambito di Ecomondo, l’evento di riferimento in Europa per la transizione energetica e i nuovi modelli di economia circolare e rigenerativa. Temi senz’altro di stretta attualità e soprattutto molto importanti per tutte le aziende che da diversi mesi sono alle prese con gli enormi aumenti del prezzo dell’energia.

In questo momento tutto ciò che è legato alla produzione e al consumo di energia è estremamente interessante per il mondo delle imprese e per tutti i cittadini anche perché le nuove norme introducono la possibilità di risparmi importanti. La situazione odierna ci porta a rivalutare le fonti energetiche rinnovabili, in particolare il fotovoltaico in modalità autoconsumo, che permette di fissare il prezzo dell’energia per i prossimi vent’anni, indipendentemente da tutte le fluttuazioni. Quindi uno strumento per rendere sostenibile e duraturo negli anni quello che è il costo dell’energia”, ha sottolineato all’inizio del suo intervento Davide Gavanelli, Ceo di Bryo.

Il ruolo di Bryo non è solo quello di stimolare questi processi, ma di essere parte attiva degli stessi: “Come ESCo (società certificata che opera nel campo dell’efficienza energetica che effettua diagnosi, ottiene incentivi e realizza impianti, ndr), assieme a Protesa, ci occupiamo di valutare la possibilità dell’installazione di impianti di energia rinnovabile, in particolare fotovoltaico, per massimizzare quella che è la produzione di fonti rinnovabili legata all’autoconsumo – ha continuato Gavanelli -. Con la modalità di assumerci in toto il rischio. Il cliente finale, quindi, può ottenere un prezzo del kilowattora determinato da un accordo contrattuale tra le parti che, sicuramente è inferiore a quello che è il costo di mercato attuale”.

All’autoconsumo si allaccia poi il tema delle comunità energetiche, fondamentale nell’ottica di giungere ad una condivisione più ampia dell’energia. “Fatto salvo che mancano ancora parti normative importanti, non ultimo il regolamento che dovrà emettere ARERA (l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, ndr), le comunità energetiche sono uno strumento nelle quali la quota di energia che non viene consumata può essere condivisa sotto forma di premialità all’interno della comunità stessa. Come Bryo da tempo ci occupiamo di questa tematica e abbiamo già avviato un primo prototipo, ma ora a Castel San Pietro Terme stiamo sviluppando una comunità energetica assieme ad un gruppo di tre imprese molto interessante per le potenze che possono essere messe in campo. Chiediamo solo che ci diano tutte le possibilità per poterle realizzare”, ha concluso Gavanelli.

In foto da sinistra: Ing. Marco Bertuzzi (Protesa SpA), Davide Gavanelli (Ceo di Bryo) e l’avvocato Emilio Sani (Studio legale Sani Zangrando).

Bryo opera in stretto collegamento con Protesa, azienda che fin dalla sua nascita si occupa di servizi innovativi, in particolare della produzione di energia e di efficientamento energetico, attraverso progetti che permettono alle aziende il contenimento dei consumi e dei costi energetici.
Nel 2010 assieme a Bryo abbiamo realizzato il primo impianto galleggiante in un bacino sorto su una cava dismessa del comune di Mordano – ha spiegato l’Ing. Marco Bertuzzi di Protesa SpA -. Un impianto che ci ha dato molta soddisfazione e che ci ha permesso di fare molta esperienza sui sistemi dinamici collocati sull’acqua, estremamente diversi da quelli fissi a terra. Ciò ci ha spinto a sviluppare questa tecnologia, ed ora stiamo implementando questo impianto con altri 4,5 Megawatt, progetto in fase di autorizzazione, e uno nuovo sorgerà nel territorio di Castel San Pietro Terme. Si tratta di interventi ambientalmente compatibili, infatti non vi è occupazione di suolo agricolo, il raffrescamento avviene grazie all’acqua del bacino, abbiamo una diminuzione dell’evaporazione dell’acqua del bacino, inoltre un loro minore sovra-riscaldamento. Il nostro standard sono le ex cave, gli invasi e i bacini irrigui”.

In foto da sinistra: Ing. Marco Bertuzzi (Protesa SpA), Davide Gavanelli (Ceo di Bryo) e l’avvocato Emilio Sani (Studio legale Sani Zangrando).

Sulla attuale situazione normativa è intervenuto l’avvocato Emilio Sani dello Studio legale Sani Zangrando. “Vi possono essere varie forme contrattuali grazie alle quali, attraverso l’autoproduzione di energia rinnovabile, si possono abbassare i costi energetici per una impresa. Vi sono tre grandi categorie: la più semplice è quella dell’autoconsumo nel sito con un cavo collegato tra il punto di produzione e quello di consumo che permette modelli contrattuali semplici. Esistono poi forme più complesse come i contratti bilaterali con il supporto di un trader. In questo caso l’impianto di produzione può non essere dove vi è l’impianto di consumo e attraverso il trader l’energia viene trasferita per l’autoconsumo oppure la si può vendere. Infine esistono contratti virtuali dove non si trasferisce energia, ma i ricavi che derivano dalla vendita di questa energia al consumatore”.
L’intervento dell’avvocato Sani è stata anche l’occasione per fare il punto delle novità che presto potrebbe diventare operative. “Novità di Novembre sono gli acquisti in energy release. Il GSE propone un accordo virtuale ad autoconsumo a favore dei consumatori con un prezzo fissato. Se nel tempo il prezzo reale va sopra a quello fissato, il GSE rimborsa la differenza, se va sotto si tiene la differenza a titolo di compensazione”.

Esiste poi la possibilità di un risparmio attraverso lo scambio di energia. “Per il solo fatto che si sta consumando in contemporanea alla produzione viene dato un incentivo che viene diviso tra cliente e produttore. Parliamo di impianti fino a 1 Megawatt che si possono fare direttamente o con il supporto di una ESCo”, specifica Sani.

Infine vi è il grande tema delle comunità energetiche. “Soggetti collocati in zone industriali che fanno capo alla stessa cabina primaria possono dare vita ad un consorzio, individuare un’area nell’ambito della cabina stessa e incaricare una ESCo di realizzare l’impianto la cui produzione si aggiungerà a quella di eventuali impianti che ciascuno può avere sul proprio tetto. In questo caso viene considerato non solo il proprio consumo ma anche quello degli altri che sono nello stesso edificio o ambito. In questo modo viene massimizzato l’incentivo e la possibilità di ricavo dall’iniziativa”, ha concluso Sani.

In foto: Davide Gavanelli (Ceo di Bryo) durante il convegno tenutosi il 9 novembre.

Definito il contesto normativo e le opportunità che ne possono derivare, l’appuntamento del 9 novembre si è invece focalizzato sugli impianti che sono in fase di realizzazione, a cominciare dal progetto Agnes che prevede la nascita del parco fotovoltaico galleggiante ed eolico offshore più grande d’Europa a poche miglia dalle coste del mare Adriatico.

Il progetto Romagna 2 prevede una potenza totale installata di 750 Megawatt e sarà composto da 50 pale eoliche con relativa sottostazione elettrica per la potenza complessiva di 400 Megawatt, al quale si aggiunge Romagna 1 che comprende 25 rigeneratori per una potenza complessiva di 200 Megawatt e un impianto fotovoltaico galleggiante per 100 Megawatt. In più è previsto un impianto a idrogeno per una produzione pari a 40 Megawatt – ha raccontato l’ing Alberto Bernabini, Ceo & Founder di QINT’X e Agnes -. I primi prototipi di fotovoltaico galleggiante risalgono al 2007, nel 2008 viene installato il primo impianto galleggiante in California. Da allora è stato un crescendo ed oggi si contano oltre 3 GW di potenza installata in tutto il mondo in bacini, invasi, laghi artificiali o ex cave. Il passaggio che stiamo facendo con Agnes è quello di occuparci del fotovoltaico galleggiante offshore, quindi in mare aperto, una tipologia innovativa se si pensa che il primo esempio lo abbiamo nel 2022 in Cina, un prototipo da 0,5 Megawatt”.

Il vantaggio di un progetto offshore sta “nella complementarietà tra fotovoltaico galleggiante ed eolico. Infatti se il picco di produzione energetica di quest’ultimo è concentrato nelle ore notturne e nel periodo invernale, il fotovoltaico galleggiante garantisce dei picchi di produzione nelle ore diurne e nei periodi estivi, favorendo così una importante continuità nella produzione. Inoltre vi è un aumento di efficienza dell’impianto fotovoltaico”.

In merito agli impianti fotovoltaici galleggianti, Rossano Montuschi, dirigente dell’Area del Distretto Montano del Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale ha fatto un quadro della situazione nel territorio tra Imola e Faenza. “Nell’areale compreso tra i fiumi Santerno, Senio e Lamone, un territorio con quattro vallate che si spinge fino alla Toscana, in questi anni abbiamo assistito ad una significativa aggregazione di aziende agricole, circa 900, per contrastare le scarse piovosità. Aree caratterizzate da una piovosità inferiore del 30-50% rispetto gli ultimi anni. Quindi hanno costituito dei consorzi di scopo e creato invasi che prendono acqua dai corsi principali, questo grazie al fatto che nella parte alta del nostro comprensorio abbiamo ancora buoni livelli di piovosità. Sono nati 21 consorzi di scopo con una ventina di invasi che garantiscono 2,7 milioni di metri cubi di acqua, per arrivare presto a 3,5 milioni, a servizio di 4.000 ettari di superficie agricola utilizzata con prevalenza di vigneti, actinidia e albicocco e con oltre 300 km di condotte. A fronte del consumo di acqua corrisponde chiaramente un consumo elettrico per fare arrivare e per prelevare acqua, così già dal 2010 abbiamo avviato alcuni prototipi di impianti fotovoltaici galleggianti”.

Due anni fa con i primi investimenti ne sono stati realizzati sei, due impianti da 120 kW e 4 da 60 kW. “Questi impianti ci hanno garantito un abbattimento dei consumi elettrici di circa il 50%. Sulla base di questi risultati si stanno sviluppando altri progetti, assieme a Bryo e alle aziende agricole presenti, di cui tre nell’area del Santerno”.

In tutto questo contesto è importante come si sta muovendo la Regione Emilia Romagna. “Il mondo delle imprese sta vivendo un momento molto complesso e difficile – ha detto l’ing. Attilio Raimondi del servizio Politiche energetiche della Regione Emilia Romagna -. Come Regione stiamo chiedendo al governo di fare tutte le azioni possibili per andare incontro alle esigenze del mondo economico. Per parte nostra stiamo portando avanti il piano triennale di attuazione del piano energetico, un piano che risale al 2017 e che, quindi, va aggiornato. La nostra Amministrazione vuole andare oltre gli obiettivi della UE sulle fonti rinnovabili, l’ambizione è di arrivare alla copertura del 100% dei consumi energetici entro il 2035. Oggi partiamo dal 14% e nel prossimo triennio ci vogliamo attestare al 22%. Come? Innanzitutto con uno stanziamento di 4,5 miliardi di risorse che arriveranno in parte dal Pnrr, in parte dai fondi strutturali e da risorse regionali e nazionali. Entro l’anno usciranno i primi bandi. Inizieremo con una misura per gli enti locali per interventi negli edifici pubblici e una seconda rivolta alle imprese”.

Altre misure saranno rivolte alle comunità energetiche: “l’obiettivo non è di fare business, ma di aiutare i soggetti che partecipano massimizzando la condivisione di energia. Inizialmente finanzieremo lo studio e la progettazione della comunità, successivamente invece faremo anche dei bandi per finanziare la realizzazione. In questo ambito ci stiamo muovendo anche per semplificare il sistema autorizzativo e per chiedere al governo di definire i criteri con i quali individuare le aree idonee e su come operare”.

Tra le novità emerse vi è tutto ciò che riguarda l’agrivoltaico. “Ci sono degli Imprenditori che aspettano solo l’autorizzazione per investire, dall’altra parte vi è un mondo agricolo che non vuole perdere le produzioni di pregio che fanno dell’Emilia Romagna un esempio mondiale di qualità nella produzione agricola. Dobbiamo trovare un sistema per rendere compatibili queste due esigenze in modo da garantire contemporaneamente la funzione agricola di qualità e la funzione di produzione di energia”, ha concluso Raimondi.